martedì 10 settembre 2013

Recensione videogioco: Corpse Party



Titolo: Corpse Party
Anno: 2010
Sviluppatore: Team GrisGris
Distributore: Xseed Games
Piattaforme: PSP, PSVita
Piattaforma testata: PSVita


Dunque, abbiamo un liceo da qualche parte in Giappone, costruito sul sito di una scuola elementare chiusa e demolita a seguito di una raccapricciante serie di rapimenti/omicidi, una proverbiale notte buia e tempestosa, 9 persone (8 bambocci ambosessi più la classica professoressa giovane, simpatica e ben avviata verso una proficua carriera nell'hentai) e un incantesimo trovato su internet, per suggellare un'amicizia per sempre o qualcosa del genere. Naturalmente qualcosa nel rituale va storto, e altrettanto naturalmente per i nostri baldi giovini le cose si metteranno fottutamente male.
Se le premesse di Corpse Party possano sembrare piuttosto banali (e non senza cognizione di causa, aggiungerei), vorrei invitarvi a non liquidare con superficialità l'opera di Team GrisGris, così come sarebbe un peccato farsi scoraggiare subito dal look 16 bit e dalle cutscenes in stile anime: quello che abbiamo di fronte è un signor survival horror, di quelli cupi, angoscianti e irrimediabilmente cattivi fino all'osso. E in realtà, nemmeno stiamo parlando dell'ultimo arrivato nel business del terrore videoludico: la saga, difatti nasce nel lontano 1996, con un omonimo gioco rilasciato per il NEC PC-9801 (personal computer allora molto popolare nel paese del Sol Levante), che negli anni ha generato svariati porting (tra cui il qui presente remake per PSP, a sua volta arricchito di un recente sequel) e spin-off, oltre che a diversi adattamenti tra carta stampata e animazione.
Comunque sia, nessuno dei miei 3 lettori si senta in colpa se il nome di questo brand suggerisce poco o nulla, in quanto la strada percorsa da Corpse Party è qualcosa di molto discordante dai canoni prediletti dai giocatori occidentali: se è vero che si può parlare di "survival horror", il termine va preso quantomeno alla lontana, così come -a tratti- la stessa definizione di "videogioco". Difatti, qui siamo più dalle parti dello squisitamente nipponico filone dei visual novels, dove il fulcro risiede nell'aspetto narrativo, intervallato da un effettivo gameplay ridotto all'osso (e in questo caso, non proprio esaltante) diviso tra avventura grafica, sessioni arcade e qualche flebile elemento RPG. Tradotto: passerete la maggior parte del tempo di gioco a leggere muri di testo più o meno interminabili (rigorosamente in inglese, giusto per la gioia dei non anglofili) tra un'occasione e l'altra in cui potrete far fare un pò di sano movimento al D-pad. 
E se neanche questo è bastato a farvi desistere... Beh, posso finalmente dire che vi meritate a pieno titolo di godervi un'ottima storia d'orrore. Se è vero che il plot è l'unica ragione razionale per avvicinarsi a un "gioco" del genere, Corpse Party, come detto, dimostra tutte le carte in regola per legittimare la popolarità accumulata in patria. La Heavenly Host Elementary School è un setting a dir poco disturbante, e sarebbe tale anche non fosse disseminata di cadaveri più o meno frollati e densamente popolata da spettri rancorosi, spiriti rassegnati e presenze occulte miscellanee. Se è vero che la veste grafica, che palesa la genesi attraverso RPGMaker con tutti i limiti del caso, non può offrire tutto sto gran apporto decisivo in sede di atmosfera, è il comparto narrativo a ricordarci costantemente e con buonissimi risultati che ci siamo trovato nel bel mezzo di una faccenda a dir poco spiacevole: l'incedere della storyline è una spirale discendente di angoscia e follia; non c'è linea di dialogo, non c'è appunto strappato dalle fredde mani morte di qualche nostro sfortunato predecessore, che non contribuisca a tenere in piedi il mood deprimente e disperato che aleggia su questa scuola fuori dal tempo e dalla grazia divina. Non aiuta nemmeno la caratterizzazione dei personaggi, che, a differenza dei giovinastri odiosi costituenti la carne da macello di qualunque slasher occidentale, risultano perlopiù bravi ragazzi realmente benintenzionati e devoti alla salvaguardia dei propri compagni/amici (al netto dell'occasionale psicopatico, giusto per ricordare che anche il Giappone va fiero dei propri stereotipi orrorifici), cosa che tende a sortire un certo effetto nel momento in cui il malcapitato di turno si trova puntualmente a fare una bruttissima fine. Giusto per calcare la mano su questo aspetto, va sottolineato che Corpse Party, pur nella sua pixellosità, cerca di limitarsi il meno possibile in quanto a splatter... E, vorrei ricordare, il cast è composto perlopiù da pargoli/ragazzini dai 16 anni in giù. Non si pensi che la crudeltà di questa storia conosca troppi limiti o tabù.
Insomma, il giudizio sulla trama è ampiamente positivo, anche al netto di qualche cliché e di quella tendenza marcatamente orientale a ingarbugliare il più possibile un intreccio altrimenti non così particolarmente confusionario; e questo può bastare per definire riuscito questo atipico survival horror.
Dopotutto, ho già rimarcato come non può essere il gameplay a doversi sobbarcare il prezzo del biglietto. E di come esso sia invero carente sia in quantità che in qualità. Non inganni l'interfaccia da GDR (altra palese eredità di RPGMaker) nel momento in cui i combattimenti sono completamente assenti e l'unico aspetto "ruolistico" sta nel compiere decisioni in determinati dialoghi o momenti cruciali (scelte che a loro volta serviranno solo sporadicamente a modificare il corso degli eventi, se non per sbloccare gli spesso gloriosamente truculenti "wrong endings" e relativa schermata di game over), in un contesto di altrimenti assoluta linearità. Il grosso della giocabilità vera e propria è piuttosto entro i canoni dell'avventura, divisa tra esplorazione, collezione di indizi & oggetti e risoluzione di enigmi facili facili, mentre il rimanente, nonché unico margine di "azione" risiede nei -per fortuna pochi- incontri con entità ostili, gestite fughe alla Pac-Man tanto semplicistiche quanto potenzialmente frustranti.
Un'ultima nota va al comparto tecnico, e non per girare il dito nella piaga nella già criticata grafica, quanto per elogiare il lavoro compiuto sull'audio. La colonna sonora, per quanto soffra di una certa ripetitività di fondo, offre brani di pregio, il doppiaggio è ampiamente sufficiente (almeno, questa è l'impressione del sottoscritto, che di giapponese non capisce un tubo) e il sound design, riesce in più occasioni a brillare e offrire un valore aggiunto alla costruzione dell'atmosfera.
In conclusione, dietro tante possibili controindicazioni, abbiamo un titolo assolutamente interessante e tutto sommato unico nel suo panorama (almeno, da una prospettiva occidentale). Decisamente non per tutti, ma al costo di un giretto sul PSN e 4 euro, Corpse Party può assolutamente meritare una chance. Potreste ritrovarvi con una gradita sorpresa... o mal che vada, imparerete a non fare cazzate all'interno della vostra scuola, nel caso sorga su un luogo maledetto.

Voto: 7/10

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